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Caption: Terzi spazi
Pier Cesare Rivoltella
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Caption: Il concetto di terzo spazio
fa riferimento a uno spazio ibrido, che non è lo spazio istituzionale dell'aula (che ha vincoli, forme di organizzazione e di relazione di potere particolari), ma nemmeno lo spazio di costruzione libera tipica dell'informale, dove i pari agiscono tra di loro (gli spazi del tempo libero, dei luoghi di aggregazione giovanile).
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Caption: Si trova allora in uno spazio terzo, insegnanti e studenti possono incontrarsi per collaborare e costruire apprendimenti significativi.
Quali sono le caratteristiche?
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Caption: 1. Sono zone collettive di sviluppo prossimale: ciascuno di noi può sviluppare competenze solo in relazione con gli altri, gli apprendimenti sono qualcosa di sociale, non si impara da soli, ma insieme (coloro che mi aiutano sono i miei insegnanti, ma anche i compagni e coloro che incontro mettendo a profitto le mie competenze).
Qui il protagonista non è il singolo ma il gruppo.
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Caption: 2. I repertori delle pratiche dei partecipanti sono messi in primo piano e contano le esperienze, conta l'incontro tra esperienze, mettendo in condivisione le pratiche espresse.
3. Sono luoghi dove dare spazio all'attualità, sviluppando nei soggetti competenze di critica della sociomaterialità (sociocritical literacy). A scuola di solito questo capita difficilmente, perché ci si confronta con saperi sedimentati.
Esercitarsi sull'attualità è importantissimo, per accostarsi alla contemporaneità con sguardo critico.
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Caption: Il mooc è un terzo spazio perché non prevede iscrizioni formali e voti universitari, pur essendo un prodotto dell'università, si colloca fuori dallo spazio istituzionalizzato, ma non è nemmeno uno spazio libero di incontro nel web, dove discutere in maniera informale.
Ci si confronta sulle pratiche, si riflette su attualità e contemporaneità, caratteristiche che il mooc conserva come terzo spazio.
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Caption: Rispetto al mooc Virtùalmente, i valori, i comportamenti e la cultura dell'oggi sono oggetto del lavoro e obiettivo stesso della new literacy, superando la possibilità di pensare semplicemente alla media literacy: qui l'obiettivo è fornire strumenti e categorie per interpretare la nostra sociomaterialità, la stessa sociomaterialità che anche i nostri studenti abitano quotidianamente.
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Caption: Si tratta di una sociomaterialità complessa fatta di proliferazione di informazioni, che invecchiano in fretta, di velocità e della richiesta di processare i dati rapidamente, una sociomaterialità dominata dal mercato e da nuove forme di capitalismo (digitale) che guadagna sui nostri dati.
Non basta il senso critico, nemmeno forse la responsabilità: occorre sviluppare un atteggiamento di resistenza, tipica del media-attivismo, che vive in stato di consapevolezza e allerta.
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Caption: Pensando al periodo contingente legato al COVID-19, una proposta è quella di reinterpretare l'acronimo DAD, non come didattica a distanza, ma come didattica aumentata digitalmente.
Alla ripresa, a settembre, sarebbe bello tornare a parlare di DAD, rendendoci conto che la nostra didattica non può che essere aumentata digitalmente nella sociomaterialità contemporanea, la nostra stessa società lo è e anche noi stessi lo siamo.
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Caption: I media nell'età contemporanea (la terza età) sono un tessuto connettivo, non solo strumenti e ambienti: in quanto tessuto connettivo sono come la nostra pelle per il nostro organismo, sono la prima intercapedine attraverso la quale entriamo in contatto con il mondo esterno e gli altri (i media come pelle della cultura); inoltre funzionano come delle vere e proprie sinapsi sociali, le sinapsi tengono insieme i neuroni sviluppando plasticità: in questo caso i media lo fanno nei confronti della nostra vita sociale.
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Caption: I media sono parte della nostra vita e delle nostre relazioni, ci chiedono in tempo reale atteggiamenti di pensiero critico, responsabilità e resistenza.
Siamo spesso abituati a una media education preoccupata degli strumenti - una media education leggera che si esprime nelle forme della regola da applicare, della check list, del decalogo per essere responsabili in rete - ovvero forme pro-sociali con respiro etico che non colgono completamente il bersaglio.
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Caption: Le logiche che sorreggono la nostra sociomaterialità dovrebbero essere l'oggetto della media education: la libertà di pensiero, il senso della partecipazione politica, la capacità di essere responsabili delle nostre scelte.
Il vero problema è la didattica dell'attualità, il contemporaneo stretto, la sociomaterialità di cui è fatta la nostra vita.
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Caption: Si tratta di trovare un punto di partenza, che nella gran parte dei casi ha a che fare con i media - un videoclip in youtube, un corto, una serie di Netflix, qualsiasi elemento rappresentativo della cultura dei ragazzi - portando la mia didattica a ridosso di quello che gli studenti stanno vivendo e concetti che sono media-educativi e che trovano le risposte nella cultura.
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Caption: Parto dalla contemporaneità, leggo il ruolo del media nella contemporaneità e arrivo ai contenuti della "cultura alta", che rimane in fondo perché così la si contestualizza, a partire da un tema vivente (Freinet).
E' a questo livello che dobbiamo porci.
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Caption: Per informazioni sul mooc Virtùalmente:
https://www.cremit.it/virtualmente-un-nuovo-mooc-per-riflettere-sulletica-dei-media/
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Caption: Steller prodotto da Alessandra Carenzio per Cremit
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