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Caption: 23 ottobre 2020 #easday20
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Caption: Rivoltella
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Caption: P. C. RIVOLTELLA
Siamo dotati di una memoria implicita, che ci guida attraverso routine consolidate che non ci accorgiamo nemmeno di applicare e di cui non c’è fatica di memorizzazione. Si tratta di schemi corporei che richiamano specifici comportamenti, indipendentemente da noi.
La memoria esplicita (Kandel, “Alla ricerca della memoria”) è invece soggettiva.
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Caption: Non c’è un album dei ricordi, il nostro cervello immagazzina non il ricordo nella sua interezza, ma il nucleo essenziale del ricordo, il resto compare quando richiamiamo alla memoria, elaborando per sottrazione, aggiunte, modifiche. Ecco che la memora esplicita è un atto creativo, a partire da un frammento archiviato nella nostra corteccia cerebrale.
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Caption: Governare l’inatteso. Organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo: (la scuola è una organizzazione), gli autori del volume ci possono aiutare a rispondere a due domande.
1. Cosa possiamo imparare da una catastrofe?
2. Cosa possiamo imparare da chi affronta una catastrofe?
Possiamo imparare cosa non fare e come governare l’inatteso.
Cosa non fare allora?
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Caption: Non dovremmo fare ciò che forse sembra ovvio, ovvero affidarsi a semplificazioni, a strategie e progetti conosciuti, all’uso delle gerarchie nella presa di decisione - sulla base di situazioni in cui tutto questo aveva funzionato. Sembra la cosa più logica, ma è quella più sbagliata. Agire così non consente di pensare l’inatteso. Ogni crisi ha caratteri propri che dipendono dal contesto.
Si tratta di di scorciatoie cognitive, da non prendere.
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Caption: Per la scuola, ad esempio, impostare tutto sulla base dell’alternanza tra presenza e distanza, ridurre tutto a un problema di presenza (il valore) e distanza (il ripiego), dove la presenza comporta rischi e la distanza mette in sicurezza. Dosiamo i due ingredienti e avremo risolto il problema. Ma la scuola è solo presenza e distanza? Non c’è qualcosa di altro? E cosa pensiamo quando parliamo di presenza e distanza?
Si tratta di una scorciatoia cognitiva, poco utile però.
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Caption: La seconda è costruire tutto sulle procedure: distanze, sanificazione, test, quarantene, sospensione delle classi.
Cosa resta della scuola? Che esperienza di propone ai bambini, ai ragazzi, agli studenti. Che senso ha tornare alla presenza quando essa è ospedalizzata?
Possiamo invece adottare cinque principi che richiamiamo con esempi che guardano alla scuola.
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Caption: 1.Sviluppare preoccupazione rispetto agli eventi critici.
Serve promuovere consapevolezza della vulnerabilità, dobbiamo renderci conto di questa vulnerabilità con una cultura amichevole nei confronti degli errori. Per la scuola significa un nuovo approccio di valutazione di istituto, non periodico ma permanente, non come appesantimento burocratico ma come strumento di mobilitazione permanente della scuola, per intercettare in tempo reale l’inatteso.
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Caption: 2. Sviluppare resistenza alla semplificazione: incoraggiare schemi di riferimento alternativi, favorendo il brainstorming in istituto, le valutazioni incrociate, pensiamo alla ricerca di una unica piattaforma o al tentativo di uniformare le pratiche. Forse sono scorciatoie cognitive, forse serviva incoraggiare la diversità e non costruire l’omogeneità.
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Caption: 3. Sviluppare la sensibilità alle attività in corso: usare una forma ricca di comunicazione, incoraggiare l’ascolto a livello organizzativo. Blog, web caffè, networking sono attività che fanno parlare l’organizzazione, che la fanno comunicare e in cui i membri si sanno ascoltare.
4. Sviluppare impegno alla resilienza: ampliare le competenze e i repertori delle risposte, facendo crescere la cultura organizzativa, ampliando le conoscenze e lo scambio di esperienze, perennemente in stato di formazione. Spingere questa attitudine è importantissimo.
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Caption: 5. Sviluppare rispetto per le competenze: occorre evitare la “fallacia di centralità”, che porta nella cabina di regia le decisioni (decide il dirigente e poi si arriva alle linee).
Serve piuttosto una organizzazione flessibile e capace di ascolto, le competenze non stanno solo in alto.
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Caption: Attraverso i cinque principi, si evidenziano cinque aree o zone strategiche da tenere sempre sotto attenzione per una organizzazione capace di reagire alle crisi: autovalutazione, innovazione didattica, comunicazione interna, formazione e valorizzazione delle competenze.
La necessità è di passare da una scuola della normalità e della ripetizione a una scuola dell’inatteso. Prepararci per l’inatteso, essere pronti per l’inatteso, è una cosa fondamentale per noi e i nostri studenti.
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Caption: Un passo del discorso di Serres (nel 2005) ci aiuta a chiudere la riflessione (R. Girard, M. Serres, Il tragico e la pietà, EDB, Bologna 2015, pp. 52-53):
“Il rischio maggiore che corrono i nostri ragazzi, eccolo: i figli delle puttane, ai quali ho appena ricordato la loro degna discendenza, li sommergono dentro un universo di codici replicati; noi li schiacciamo di ridondanze. La crisi della loro educazione eccola: fondata naturalmente sull'imitazione, l'apprendimento insegna a diventare delle singolarità inimitabili. inimitabili
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Caption: Roboanti, i media, la pubblicità, il commercio e i giochi ripetono, al contrario: imitatemi, diventate i veicoli automatici della ripetizione delle nostre marche, affinchè i vostri corpi e i vostri gesti ripetuti moltiplichino, ripetendoli, i nostri successi commerciali; timida e quasi senza voce dinanzi a queste potenze, l'educazione suggerisce loro. Non imitate nessuno se non voi stessi, diventate la vostra libertà. La nostra società divenuta pedagogica, ha reso contraddittoria l'educazione.
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Caption: La crisi della creazione, eccola infine: in un universo di replicanti, di modi e codici riproduttori, presto di cloni, l'opera inimitabile resta nascosta fino alla fondazione di un nuovo mondo”.
Il desiderio personale e la cultura umana amplificano uno dei segreti della vita, della nascita e della natura, contro la ripetizione l’invito alla creatività. Serve capacità di essere protagonisti ogni giorno di sempre nuove scoperte.
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Caption: Fabris
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Caption: A. FABRIS
L’idea di una scuola dell’inatteso è ispiratrice, non solo per far fronte all’inatteso, ma perché dobbiamo insegnare a gestire l’inatteso.
L’idea e la persuasione che attraverso strumenti tecnologici riusciamo a governare il nostro mondo porta a conseguenze imprevedibili davanti alle quali dobbiamo interagire.
Come affrontare la situazione?
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Caption: Sentiamo e avvertiamo di essere lasciati soli, papa Francesco ha mostrato di recente altri aspetti. Le conseguenze della perdita di accesso di qualità del sapere comportano aspetti etici e di giustizia globale: il pericolo di una catastrofe educativa. Ecco che siamo davanti a scelte che coinvolgono ciascuno di noi.
Ogni scelta ha conseguenze ambigue.
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Caption: Il benessere in contesto scolastico deve essere garantito a tutti, studenti e docenti.
Prima del lockdown il benessere nella scuola non era una condizione garantita. “Stato nel quale una persona può realizzarsi, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità”, questa è la definizione del benessere.
La situazione si è complicata con la pandemia. Connessione, supporti, disponibilità strumentale e di competenze sono tutte questioni da considerare.
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Caption: Cambiano le coordinate relative allo spazio e al tempo.
Abbiamo sperimentato una diversa modalità di vivere lo spazio fisico, con un restringimento dello spazio reale colmato dal digitale. Il tempo delle macchine è quantitativo, sempre tutto uguale, ma non per l’uomo. Una situazione polverizza che non consente di capire chi siamo.
Se tutto è vissuto nell’attimo non c’è passato, futuro, speranza. Se ciò che viviamo è angosciante, ciò che resta del tempo è qualcosa che non possiamo più reggere, se non inserendolo in una continuità più ampia.
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Caption: Se però siamo schiavi del tempo omogeneo è molto più complesso farlo, siamo più disorientati.
Si deve considerare il fatto che il cambiamento in atto, non solo nelle forme della didattica, è irreversibile. Insegnare ai ragazzi a governare i dispositivi, ad essere critici. Educare alla cittadinanza digitale oggi è ancora più importante.
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Caption: Lancini
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Caption: M. LANCINI
La distanza relazionale richiede nuove vicinanze emotive.
C’è bisogno di profondità, non solo culturali, ma anche di dubbi. Gestire una situazione emergenziale richiede di fare i conti con una fragilità diffusa, contraria alla logica dell’allontanamento del dolore che molti genitori e famiglie adottano.
L’adolescente non è una categoria, il bambino non è una categoria, i modelli diagnostici sono potenti e il soggetto è unico con una cultura affettiva unica.
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Caption: Viviamo in una situazione complessa, dove le tecnologie non sono certamente la causa della paura del mondo esterno: non è Fortnite ad aver portato lontano dal cortile, le angosce degli adulti hanno messo sotto chiave il corpo, la libertà di movimento.
Negli adolescenti la vita in digitale era già chiara, anche prima del lockdown, spesso la virtualizzazione delle esperienze è un modo per stare tranquilli.
Ma quali modelli proponiamo? Viviamo in una società nella quale manca il confine tra pubblico e privato.
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Caption: Gli adolescenti non sono onnipontenti, il rischio è determinato dal fatto che alcuni adolescenti - pur di controllare la scoperta della morte (la propria) - vanno molto vicino al tentativo di controllarla attivamente.
La paura è ricercata in adolescenza.
La trasgressione non è un tema oggi, semmai il controllo, l’evitamento del dolore (che invece serve per crescere), la scoperta di una grande delusione, la vergogna di essere inadeguati.
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Caption: Dietro c’è la delusione e non l’onnipotenza, una crisi rispetto alle proprie aspettative future, senza progetto la mente umana si ammala, ecco perché durante il lockdown il disagio è aumentato e oggi continua ancora a farlo senza progettualità, senza aspettative future.
I videogiochi in molti casi sono stati gli unici modi per consentire ai bambini di socializzare! Non possiamo non considerare questi aspetti, passa certamente attraverso una educazione e la costruzione di competenze.
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Caption: Gli adolescenti hanno debiti o crediti rispetto a quanto vissuto?
Serve entrare nella relazione, attivare un modo diverso. Sono stati ligi i bambini e i ragazzi, non sono loro a dover pagare anche adesso. I ragazzi non possono subire le angosce degli adulti.
Il tema non è la corsa alla valutazione o il recupero degli apprendimenti, è il momento di capire che serve un approccio diverso e che serve fare domande. Chi insegna ai ragazzi a porsi questioni? Questo è il valore vero della scuola, dove l’adulto è mentore, è guida, chiede “fammi le domande che ti servono per capire la vita”.
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Caption: Per concludere
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Caption: Simondon (1954, Prolegomeni a una revisione dell’insegnamento) dice che siamo soliti ricorrere a gesti vocali, che istituiscono una verticalità di rapporto. Facendo questo non abbiamo capito che la società si è orizzontalizzata, c’è bisogno di gesti visuali come “strumento di coordinazione orizzontale”, un linguaggio visivo e ideografico capace di relazione, capace di istituire relazioni intergruppali.
Abbiamo bisogno di imparare ad abitare l’orizzontalità per creare comunità , le tecnologie ci possono aiutare, basta non usare le tecnologie con i soliti schemi.
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Caption: Steller a cura di a. carenzio per Cremit
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